Ancora critiche al Decreto Rinnovabili |
-SolEnergia Sardegna- Una settimana fa l'appello al ministro dell'Ambiente Corrado Clini per sollecitare la firma del Decreto Quinto Conto energia ora, a decreto varato, le reazioni dell'universo delle aziende che operano nel settore degli impianti fotovoltaici non sono certo all'insegna dell'entusiasmo. Per Alessandro Cremonesi, Presidente del Comitato IFI che rappresenta oltre l'80% del fotovoltaico italiano, il decreto rinnovabili arriva in ritardo e non rasserena l'orizzonte del settore.
''Da mesi ormai attendevamo l'accordo dei Ministeri Sviluppo e Ambiente sul Quinto Conto Energia, attesa che aveva generato dinamiche perverse per l'industria degli impianti fotovoltaici, commenta infatti Cremonesi. Quando già da fine marzo sono iniziate a circolare le prime bozze del Quinto Conto Energia - mai smentite dai Ministeri competenti - tutta l'industria e tutto il settore degli impianti fotovoltaici pensava che il Governo tenesse in conto il fatto che si trattasse del quinto stravolgimento normativo in meno di due anni e che quindi cercasse di accelerare i tempi tenendo conto, nelle disposizioni da emanare, delle vessazioni già subite in precedenza dal settore e dal comparto industriale degli impianti fotovoltaici in primis''.
''Oggi che il Decreto rinnovabili è stato firmato, prosegue Cremonesi, possiamo solo dire che forse è troppo tardi. Le nostre imprese stanno soffrendo gravi e acuti problemi derivanti dalle reiterate turbative di mercato poste in essere dalle industrie cinesi e sono quindi arrivate ad uno stato di sfinimento economico e finanziario. Nel giro di due anni, due industrie nazionali sono state poste in liquidazione, una è stata acquisita da una joint venture russo - cinese, un'altra ancora ha stoppato la produzione. Il premio Made in Europe che abbiamo richiesto a gran voce e che ha trovato consenso tra i rappresentanti della Conferenza Unificata è stato rivisitato al ribasso dal Governo, con il reale pericolo che, ai livelli attuali, non sia neppure efficace per salvare l'industria italiana, il suo potenziale di sviluppo economico e occupazionale''.
Il Premio Made in Europe concesso, 20 euro/MWh fino a fine 2013, 10 euro/MWh per il 2014, 5 euro/MWh per il 2015, secondo l'IFI, non dimostra infatti l'incisività per contrastare un 35 - 40% di differenziale al ribasso del prezzo degli impianti fotovoltaici cinesi....continua a leggere su: adnkronos.com
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